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Pensioni: ad aprile cambio di calendario e aumenti

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Ad aprile ci sarà un nuovo cambio di calendario e in più, alcuni pensionati potranno godere di un aumento, ma non tutti.

Il cambio di calendario dopo la fine dello stato di emergenza

Con lo stato di emergenza nazionale che terminerà il 31 marzo, cambierà anche il calendario delle pensioni. A comunicarlo sono le stesse Poste Italiane.
Il calendario per il ritiro dei sussidi pensionistici, aveva subito una variazione durante tutto l’arco della pandemia, ma ora, non c’è più bisogno di adottare ancora tale soluzione.
L’idea è quella di tornare alle tempistiche che si vivevano prima della pandemia.

Il nuovo calendario e gli aumenti sulla pensione

Al contrario di quanto succede oggi, dove la pensione viene ritirata non prima della metà del mese, dalla fine dello stato d’emergenza, si potrà quindi tornare al vecchio calendario, dove la pensione veniva ritirata agli inizi del mese.
Per questo motivo, chi avrà intenzione di ritirare la pensione in contanti allo sportello, potrà farlo, presentandosi in uno dei 12800 Uffici Postali presenti su tutto il territorio.
Ma questo non è l’unico modo per ritirarla.
Potrà essere ritirata (in contanti) anche tramite prelievo presso gli 8000 ATM Postamat in Italia.
Più comoda invece la situazione per i pensionati titolari di un Libretto di Risparmio o di un Conto BancoPosta o di una Postepay Evolution. A loro, le pensioni saranno direttamente e regolarmente accreditate dal primo giorno del mese, senza necessità di uscire di casa o fare la fila alla Posta.

Ci sarà anche un aumento da aprile. Con la nuova riforma fiscale grazie alla quale sono stati rimodulati gli scaglioni di reddito, i soggetti che possiedono una pensione lorda annua compresa tra i 15mila e i 50mila euro, beneficeranno di un aumento su ogni pagamento che li aiuterà così a contrastare l’inflazione che in questi giorni è diventata dilagante.

Omicidio Yara Gambirasio: bocciata la richiesta degli avvocati di Bossetti

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Mentre Massimo Bossetti sostiene ancora di essere innocente, la nuova richiesta dei suoi legale di poter accedere ai reperti è stata respinta dalla Corte d’Assise di Bergamo.

Le richieste dei due avvocati

Ancora bocciate le richieste dei due avvocati di accedere ai reperti dell’indagine dell’omicidio della ginnasta 13enne Yara Gambirasio, del quale il loro assistito, Massimo Bossetti, è stato condannato. La via per difendere il muratore di Mapello risiede nella messa in discussione degli esami del Dna.
Infatti, la loro specifica richiesta è quella di conoscere lo stato e le modalità di conservazione dei leggings e degli slip della 13enne e dei campioni di Dna dell’indagine.
Ma ancora una volta, come si evince dalla trasmissione “Quarto grado”, la Corte presieduta da Patrizia Ingrascì, ha dichiarato come inammissibile l’istanza.

Le dichiarazioni dell’avvocato e la lettera di Massimo Bossetti

Non è la prima volta che i legali di Bossetti, Salvagni e Camporini, avanzano questa richiesta. Per loro e per la difesa del loro assistito, conoscere lo stato di conservazione è di fondamentale importanza e può ribaltare gli esiti di tali sentenze.

“La Corte di Bergamo probabilmente pensa di essere superiore alla Corte di Cassazione, se i principi di questa vengono disattesi. Stiamo già lavorando al quinto ricorso. Per noi è fondamentale conoscere questo stato di conservazione perché come è noto affinché si possano fare delle analisi sul dna occorre che questo sia stato conservato a temperatura costante e sotto lo zero cosi com’era custodito al San Raffalele di Milano prima della confisca”

Intanto, mentre Bossetti è in carcere, non smette un solo giorno di professarsi innocente riguardo la faccenda. Per questo è arrivato a scrivere una lettera proprio al programma “Iceberg”, la trasmissione lombarda che tratta di cronaca e di gialli irrisolti.
In queste pagine lette poi in diretta, tutto il suo sconforto e la rabbia per la situazione che sta vivendo in carcere.

“Sono confinato trattenuto dentro a queste mura che ogni giorno mi stanno sempre più strette, continuo nel vedermi la dignità disconosciuta, disprezzata, calpestata e i miei diritti fondamentalmente ignorati e violati”

Ecco l’alternativa al gas russo, la Granholm assicura: “L’America esporterà tutto il gas possibile”

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Dall’America sembra arrivare la soluzione per staccarci dalla dipendenza del gas russo.

Il gas e il petrolio americano

Questa soluzione però, non risolve il problema o almeno lo risolve solamente in parte.
Infatti, per staccarci dalla dipendenza russa, l’Europa cambia solamente fornitore, non ha la capacità al momento di sostenersi da sola.
La segretaria all’Energia Usa Jennifer Granholm, assicura al momento una valida alternativa al gas russo: l’LNG.
Lng è l’acronimo di “gas naturale liquefatto”, e fa riferimento al metodo di trasporto di tale materia prima.
Il più grande ostacolo è rappresentato dalla mancanza di infrastrutture, infatti in Europa, abituati ai gasdotti, non ci sono abbastanza infrastrutture per accogliere questo tipo di gas e ritrasformarlo allo stato naturale.
Il problema è imminente però, e il costo dei prodotti che sono ricavati dal gas russo, iniziano d avere dei costi insostenibili.

“Dobbiamo affrontare l’emergenza immediata, senza dimenticare che solo le fonti rinnovabili offrono una soluzione di medio e lungo termine alla sicurezza energetica e i cambiamenti climatici”

Questa l’analisi della Granholm, che parla quindi di lng come una risorsa per contrastare in maniera immediata la problematica, ma nel medio e lungo termine però, ci sarà bisogno di altro.

La soluzione nel breve termine e le energie rinnovabili

Per abbandonare il prima possibile il partner russo, l’America ha diramato un piano per aumentare la produzione della materia prima, per affrontare una massiccia esportazione verso l’Europa:
“L’International Energy Agency ha presentato un programma in dieci punti a questo scopo. Se applicato, taglierebbe 2,7 milioni di barili di petrolio al giorno, equivalenti al consumo di tutte le auto cinesi. Le discussioni proseguono anche su come gli Usa e gli altri paesi produttori possono aiutare la Ue. Abbiamo attinto alle riserve strategiche, sollecitato le nostre aziende ad aumentare le forniture, esportato ogni molecola possibile di Lng. Lavoriamo in tandem con la Ue e continueremo a farlo, per aumentare offerta ed efficienza”

Ovviamente, il prezzo del gas americano sarà nettamente inferiore a quello proveniente dall’est Europa, questo dovrebbe spingere tutti i maggiori rifornitori a compiere il cambio.

La vera soluzione però è quella di non dipendere da nessuno, e anche in questo sembra che la Granholm voglia dare una mano a tutti i paesi del Vecchio Continente:
“La questione varia da paese a paese. Nessuno vuole finanziare la guerra di Putin, perciò l’accelerazione europea verso l’energia pulita è cruciale. Lavoriamo con gli alleati per trovare una soluzione all’indipendenza energetica, mentre gestiscono la difficile situazione di bandire le forniture russe”
Qui si inizia a parlare anche di “energia pulita” e sostenibile. Per ottenere un livello di produzione di tale energia però, purtroppo, ci sarà bisogno ancora di parecchi anni e investimenti verso questo tipo di energia.

In un’intervista a “Belve”, Aurora Ramazzotti dice la sua su Tomaso Trussardi

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Aurora Ramazzotti, figlia di Eros e Michelle Hunziker in un’intervista a “Belve”, programma in onda in seconda serata su Rai2, racconta del suo passato travagliato e del rapporto che ha con la sua famiglia.

La sua difficile adolescenza e i giudizi delle altre persone

“Per anni mi hanno dato dell’ubriacona”

Inizia così la sua intervista, raccontando uno degli episodi più difficili incontrato nel suo percorso di crescita:

Sono finita in coma etilico e tutti lo hanno saputo perché mia mamma lo ha detto. Per due anni sono stata considerata un’ubriacona. Sono stata malissimo, mi hanno portato via in autoambulanza ed ero minorenne. Mi hanno portato in Pediatria, io non ricordo nulla, il medico è entrato in camera il giorno dopo e mi ha detto che avevo un tasso alcolemico molto alto: ‘un uomo adulto sarebbe morto, non so se sei una miracolata o hai un fegato di ferro

In questa intervista, mette da parte le maschere e i pregiudizi per farsi conoscere fino in fondo. Quest’evento pericoloso, pare averla poi rindirizzata sulla retta via, facendole acquisire la consapevolezza di esser fortunata ad essere ancora lì in quel momento a fare quest’intervista.

Poi il rapporto con Tomaso Trussardi e il papà Eros

Con il trascorrere dell’intervista, Francesca Fagnani va dritta al sodo, facendo domande specifiche sul rapporto che ha con Tomaso Trussardi, l’ormai ex compagno della madre Michelle:

“Tomaso è entrato in una famiglia già complessa e si è fatto carico di cose che nessuno ha gli strumenti per gestire. Io non sento che il nostro rapporto è compromesso, pensiamo cose diverse e siamo persone diverse, ma io gli voglio molto bene. E’ il papà delle mie sorelle, sicuramente le cose si sistemeranno”

Dunque, non ci sono rancori tra i due, anzi. Aurora riconosce che la situazione all’interno di casa Ramazzotti fosse complicata già prima dell’arrivo di Trussardi.
Da parte di Aurora c’è solo affetto nei suoi confronti.
Poi la domanda piccante che riguarda i suoi effettivi genitori, alla quale risponde in modo altrettanto schietto:

“Se ho mai fatto il tifo per loro? Ma quale tifo, ma lasciate stare. Io non me li ricordo neanche insieme. Ho delle foto bellissime dove sono iconici e meravigliosi, ma per come li conosco io,  sono completamente incompatibili, si esaurirebbero a vicenda. Spero con tutta me stessa che non succeda mai”

“Posso farti, cose che non hai mai visto…”. Amanda Knox racconta cosa succedeva nel carcere di Perugia

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La vita di Amanda dietro le sbarre

Tutti ricordano Amanda Knox,la studentessa americana che insieme a Raffaele Sollecito e Rudy Guede, nel 2007 venne accusata dell’omicidio di Meredith Kercher, studentessa inglese.
I tre vengono poi condannati: Amanda Knox avrebbe dovuto scontare 26 anni di carcere, Sollecito 25 e Guede 16.
“Avrebbe dovuto” perché nel 2015 Sollecito e la Knox vengono assolti definitivamente, mentre a Rudy Guede che si avvalse del rito abbreviato, è rimasta la condanna in via definitiva per concorso in omicidio e violenza sessuale con sentenza della Corte di Cassazione. Ancora oggi sta scontando la sua pena.
Amanda dopo esser stata assolta, è tornata in America. Da lì ha scritto anche una autobiografia.
In questi giorni però, grazie ad un articolo di Broadly, torna a parlare dei suoi giorni nella prigione di Perugia.
Mentre era reclusa, ha incontrato e conosciuto una ragazza che lei stessa chiama “Leny” (nome di fantasia per proteggere la vera identità della detenuta).
Tra le due si instaura un rapporto inizialmente di amicizia. Le due parlavano tutti i giorni di qualsiasi cosa:

“Mi raccontò che dell’Italia conosceva le sentenze e la chiusura mentale. Mi fu subito simpatica. A 14 anni, nella mia scuola cattolica, si diceva che fossi lesbica e mi emarginarono. In seguito sostenni la comunità LGBTQ. Quando glielo dissi, fece un sorriso a trentadue denti. Mi stette dietro come un cagnolino, mi seguiva in cortile, dove facevo gli esercizi, e così fu ogni giorno”

Poi la 29enne americana parla delle varie dinamiche che via via andavano formandosi in prigione. Da una posizione distaccata, osservava i vari gruppetti di detenute che interagivano tra loro.

“A Capanne non appartenevo a nessun gruppo. Osservavo come i gruppi erano strutturati: gerarchici, come famiglie allargate, le nigeriane si chiamavano ‘mama’, le romane ’cugine’. Ognuna aveva una cotta. Si passavano letterine d’amore, si regalavano disegni con i fiori, c’erano dolorose separazioni, talvolta risse fra ex e nuove fidanzate. Alcune si comportavano da adolescenti, altre da sposate. La maggior parte di loro era eterosessuale, gay per circostanza. L’attività sessuale non era determinante in una relazione, importante, ma non fondamentale. A contare era il bisogno di contatto umano, quello che la prigione ti nega”

Molestie subite in carcere

Questa posizione di distacco però, non durò per sempre. Infatti, la sua stessa amica, provò in tutti i modi a trasformare quest’amicizia sbocciata in carcere in qualcosa di più.

“All’inizio Leny non tentò di sedurmi. Cercava solo qualcuno che la distraesse dalla solitudine. È normale. Contrariamente a quanto si pensa, i rapporti in carcere non riguardano il sesso. È come fuori. Leny cominciò a desiderare più di un’amicizia, voleva prendermi per mano, un giorno disse: ‘Ho già cambiato alcune donne. Posso farti cose che gli uomini non fanno’. Le dissi che non mi avrebbe cambiata e lei mi baciò. Sorrisi a metà, tra la rabbia e l’imbarazzo. Era già stato brutto consegnare il mio corpo, chiuso in gabbia, perquisito regolarmente, molestato dalle guardie”

Poi conclude l’articolo con la disamina dei rapporti gay in prigione e le molestie che si rischiano di subire anche dagli stessi agenti se questi escono allo scoperto.

“Le relazioni omosessuali sono frequenti in prigione ma l’intimità è formalmente vietata. Si rischia la punizione o il trasferimento. Dichiararsi omosessuali autorizza gli agenti a molestarti, a insultarti, a dirti quanto sei disgustosa. Ci intrigano i rapporti nella prigione, sono misteriosi e le trasgressioni ci rendono curiosi. L’idea del ‘Gay for the stay’, del diventare gay durante il soggiorno dietro le sbarre, è una semplificazione che mostra quanto non si comprenda la vita lì dentro ed è un modo per sottovalutare la natura umana”