Il direttore della clinica del San Martino di Genova analizza e commenta i dati in evidente crescita dei positivi al Covid in Italia.
Il pensiero di Bassetti sul rialzo dei contagi
“Non dobbiamo guardare i tamponi positivi o la percentuale di positivi, perché non ci dicono nulla”
Così risponde a chi gli domanda se sia preoccupato o meno del numero dei contagiati che negli ultimi giorni, stanno salendo a vista d’occhio.
Il direttore della clinica di Genova, invita a leggere i dati a cui ci si sottopone in maniera diversa. Non si ferma solamente al numero dei contagi perché ormai, la criticità della malattia dovrebbe esser passata, ciò che per lui conta infatti, sono i reparti della terapia intensiva. Sarebbe molto più preoccupante, per questo motivo, se fosse la richiesta di posti in terapia intensiva ad aumentare e non i semplici contagi che, grazie anche all’ultima variante, sono quasi all’ordine del giorno.
“Dobbiamo guardare i casi gravi, chi va in ospedale, perché ci va e quanto ci sta. Questi dati sono in continua discesa. I reparti Covid sono quasi vuoti o si stanno svuotando. E’ vero, c’è stato un aumento dei contagi a 7 giorni ma non sono preoccupato, lo sarei stato se fossimo passati da 600 persone in terapia intensiva a 700. C’è minor attenzione al problema anche perché la gente è stufa delle misure di restrizione. Non dobbiamo mollare tutto ma qualche misura va alleggerita”
Non si dice preoccupato al momento, però con l’ultima frase di questo virgolettato, continua a tenere l’attenzione molto alta, un minimo errore potrebbe esser caro alla nostra “libertà”. Bassetti torna sulle restrizioni, chiedendo un alleggerimento di quest’ultime: la gente è ormai stufa di tutto ciò e così facendo, sarà meno attenta a rispettare i divieti.
Secondo Bassetti, il pericolo viene fuori dall’Italia
Ovviamente, il direttore del San Martino, non sta facendo nessun passo indietro per quanto riguarda ciò che ha sempre sostenuto durante il duro periodo del Covid. Continua a sostenere tutte le misure precauzionali già in vigore nonostante abbia chiesto un allentamento delle norme restrittive.
“Si deve continuare a parlare di Covid perché si deve pensare alle modalità con cui difendersi: vaccinazioni per chi non l’ha fatto e anche il richiamo, mettersi la mascherina quando serve. Ma credo che i problemi arriveranno da fuori l’Italia e dobbiamo stare attenti”
Così tira in ballo una tematica delicata: quella degli aiuti ai rifugiati ucraini.
Nessuno, nemmeno lui, critica la volontà dell’Italia ad accogliere questi rifugiati, ma indubbiamente le modalità con cui questi aiuti verranno messi in atto, faranno discutere molti.
L’Ucraina è una nazione in cui le misure per la vaccinazione contro il Covid, non sono state messe in primo piano come qui in Italia, anzi. Nella sua popolazione totale, infatti, solamente il 30% è stato vaccinato.
Anche se si va verso la fine del periodo invernale (periodo preferito dai virus dell’influenza), la possibilità di avere parecchie persone potenzialmente positive, comporta più di un rischio. Uno fra tutti, di difficile realizzazione fortunatamente, potrebbe essere quello di creare un’altra variante, meno letale ma molto più contagiosa.