Non c’è unità nel governo italiano: divisioni per quanto riguarda le risposte alla Russia e il decreto Ucraina. Emerge il sospetto che tutto ciò sia a causa di alleanze con Putin.
Le risposte dei politici italiani dopo le provocazioni dei diplomatici russi
Il primo a sollevare i sospetti è Osvaldo Napoli, veterano dell’Aula, il quale esordisce con:
“L’attacco di Paramonov a Guerini? Forse è un modo per cercare “quinte colonne”, per dividere la maggioranza Draghi”
Infatti, le minacce russe al ministro della difesa Lorenzo Guerini, arrivano da direttore del dipartimento europeo del governo russo, Alexei Paramonov, mentre alcuni parlamentari (ed ex parlamentari) del Movimento 5 Stelle, invocano una video call alla Camera, per compensare la call di martedì con il premier ucraino Volodymyr Zelens’kyj.
Dopo la decisione del governo italiano di aderire al pacchetto delle sanzioni stabilite dall’UE nei confronti della Russia, il diplomatico russo Paramonov, in una delle sue ultime dichiarazioni, intervistato da Ria Novosti (agenzia di stampa russa) non fa prigionieri e minaccia tutti i paesi ostili, Italia compresa.
Le minacce parlano di “conseguenze irreversibili” se l’Italia aderirà effettivamente a tali sanzioni contro il Cremlino.
In più, accusa il ministro della Difesa Lorenzo Guerini definendolo un “falco”, “l’ispiratore” della campagna italiana antirussa.
Purtroppo i sospetti di Osvaldo Napoli, nascono in quanto ci sono state poche e flebili risposte al diplomatico russo e altrettanto pochi attestati di stima nei confronti di Guerini.
Il decreto Ucraina divide i partiti stessi
In questi giorni si sta decidendo di stanziare un’aumento per le spese militari che saranno portate al 2% del Pil. In più, c’è in ballo la decisione sul decreto dell’invio delle armi italiane in Ucraina.
I partiti però, tra loro non sono della stessa opinione, ma questa non è una novità.
La novità è rappresentata dal fatto che neanche all’interno dello stesso partito, i leader che lo gestiscono sono in accordo tra loro.
La Lega, il partito che prima dell’invasione in Ucraina, nutriva delle simpatie non troppo velate per il leader del Cremlino, ora rimane titubante, ma la sua linea politica dovrebbe esser rimasta la stessa nonostante i toni decisamente più pacati rispetto alle settimane precedenti il conflitto. Però giovedì scorso, il 40% dei deputati del partito del Carroccio, non si è presentato al voto sul decreto Ucraina. Questo è un chiaro segnale di malumore con il pensiero politico generale all’interno del partito che, al posto di rendere pubblica la sua disunione, decide di astenersi.
Anche Matteo Salvini in questo momento sta prendendo tempo per decidere sul da farsi:
“Sono in difficoltà sul voto”, ammette.
L’esempio più lampante però viene dal Movimento 5 Stelle.
Tutta la sua mancata coordinazione con i vertici di tale partito, spunta fuori al momento della decisione sull’invio delle armi. Mentre alla Camera il partito dei grillini sta votando a favore dell’invio delle armi, i parlamentari pentastellati, insieme a Giuseppe Conte, dubitano della bontà di tale soluzione.
Conte bolla le recenti decisioni, pensando che siano “un messaggio sbagliato” da mandare in risposta alle provocazioni russe.
Insomma, tutto sembra dover essere ancora passato sotto lente, che Putin stia riuscendo a smantellare la maggioranza di Draghi?