Triste epilogo della battaglia della scrittrice Sara Cornelio contro la fibrosi cistica. Sara ha sempre combattuto, non si è mai fatta rubare un giorno da questa malattia e scriveva libri dove si raccontava e raccontava la sua malattia.
Sara e la sua malattia
Anche se malata, Sara Cornelio riusciva sempre ad affrontare la sua battaglia come se fosse un dono: ogni giorno di battaglia, per lei era un giorno in più in cui si sentiva viva.
Spesso nei suoi libri raccontava la sua vita e come fosse convivere con questo bruttissimo male.
La fibrosi cistica è una malattia genetica molto grave che si manifesta generalmente dalla nascita. Deriva da una mutazione del gene CFTR. Chi nasce con questa malattia, non ha un regolare funzionamento delle secrezioni di molti organi. Queste secrezioni, addensandosi e risultando quindi meno fluide, con il passare del tempo vanno a danneggiare gli stessi organi.
A subire i danni più importanti sono i brochi e i polmoni. Infatti Sara, già nel 2017 si era sottoposta ad un trapianto di polmoni. Ciò le ha dato nuova speranza e le ha formato quel carattere che la contraddistingue: quello di vivere ogni giorno come un dono, anche se spesso è accompagnato da sofferenza.
Le complicanze e il Covid
Le aspettative di vita per le persone che hanno contratto questa malattia sono mediamente di 40 anni, anche se la malattia incide in maniera importante sulla qualità stessa della vita:
“Non vorrei sempre parlarvi di sofferenza e malattia, ma la mia vita è anche questo, soprattutto ora.”
Con queste parole, sembrava quasi giustificarsi del male che aveva, come se fosse dipeso da lei. Purtroppo, oltre alla convivenza già difficile con questa malattia, si presenta l’incubo del Covid.
“Ho il covid, ma lo spavento più grande è stato il modo in cui si è manifestato, dopo già circa una decina di giorni che non stavo bene”
Già, perché Sara ultimamente non ha mai smesso di avere delle ricadute. Racconta il suo male e quello che ha provato mentre i suoi amici la circondavano:
“Non percepivo più gambe, braccia e metà testa, poi un blackout: gli altri mi chiedevano cose, mi parlavano e io, cosciente, non riuscivo a parlare”
Poi c’è stato il ricovero in ospedale e la sua felicità nell’essere tornata a casa anche dopo questa difficoltà:
“Ieri finalmente sono tornata a casa. Inutile dire che sono felice; anche questa volta qualcuno mi ha teso la mano regalandomi tempo e speranza”
Purtroppo però, da lì a pochi giorni il triste epilogo. Sara non ce l’ha fatta e muore a soli 23 anni. La speranza è che abbia lasciato almeno l’insegnamento di godersi la vita nonostante le mille difficoltà che la gente può avere, e che queste difficoltà sono nulla in confronto ai problemi veramente importanti che toccano la salute.