Restano ancora molti dubbi sulla morte di Liliana Resinovich, la donna scomparsa mesi fa e poi trovata morta. Negli ultimi giorni, il caso è stato esaminato anche dalla famosa criminologa Anna Vagli, ecco il suo pensiero.
Ancora dubbi intorno la morte della donna
Ancora non è stato sciolto il dubbio intorno alla morte di Liliana Resinovich. La morte della donna in un primo momento, era stata etichettata come suicidio. Col passare delle settimane però, molti particolari sono stati messi sotto la lente d’ingrandimento e analizzati, affinché non ci si fermi a una più semplice e poco veritiera “prima lettura” dei fatti.
In molti, negli ultimi giorni, hanno avanzato qualche dubbio sull’innocenza di Sebastiano, compagno della vittima.
Da quanto emerge, il rapporto tra i due non era affatto idilliaco come il compagno ha sempre sostenuto, anzi. A quanto sembra, Liliana nelle ultime ore prima di morire, aveva effettuato più volte online, ricerche riguardanti le varie modalità di divorzio.
Dai suoi messaggi poi, emerge anche una certa progettualità con Claudio Sterpin, amico della coppia. Tutto ciò lascia intendere che la vittima non aveva nessun’idea di suicidarsi e che anzi, stava cercando, in qualche modo, di cambiare vita.
L’ipotesi della criminologa Anna Vagli
Ed è proprio per questo che la criminologa Anna Vagli, inizia a sollevare qualche dubbio nei confronti del compagno della vittima. Infatti, di Stefano dice:
“Ha mentito almeno su di un punto: la sua relazione con Liliana Resinovich non era né simbiotica né idilliaca, ma era ormai arrivata al capolinea da tempo. E lui non poteva che esserne consapevole”
E il sospetto viene quasi confermato dall’atteggiamento di Stefano che il pomeriggio della scomparsa ha più volte ignorato le telefonate del suo amico Claudio, fino a bloccarne il contatto.
Non solo, un altro dubbio rimane ancora irrisolto e riguarda l’applicazione contapassi che la vittima aveva installata sul telefono. Quindi, ancora ci si sta chiedendo se Liliana sia veramente uscita di casa in quel maledetto giorno.
L’ultimo interrogativo riguarda il mancato coinvolgimento della famiglia della donna per quanto riguarda il riconoscimento della vittima attraverso i frame:
“Da tale angolo di visuale, se venisse provato che Liliana Resinovich non è mai uscita dalla abitazione quella mattina, le indagini prenderebbero immediatamente un’altra piega”
Questo dunque il pensiero della criminologa che in questi giorni è tornata a riesaminare il caso Resinovich sotto un altro punto di vista.