Una storia assurda

Questa è la storia ha rapidamente fatto il giro del web. Il motivo è difficile da credere, ma si tratta di un vero e proprio miracolo.
Una ragazza di nome Chelsea, dà alla luce Karson, bimbo purtroppo nato con problemi di salute gravissimi.
Già dai primi minuti di vita, il piccolo ha dovuto far fronte ad una iperglicinemia non chetotica (NHK): si tratta di un problema congenito del metabolismo della glicina, che si deposita nei liquidi e nei tessuti del corpo, provocando sintomi neuro-metabolici come convulsioni, difficoltà nella respirazione, problemi di deglutizione e fragilità muscolare.
I medici dopo la diagnosi, hanno riferito a Chelsea e al suo compagno che l’unico modo che il piccolo aveva per continuare a vivere, era quello di rimanere attaccato ad un respiratore per sempre.
L’unica decisione che sembrava fosse la più plausibile era quella di staccare Karson dal respiratore. I medici avevano assicurato che il piccolo avrebbe smesso di respirare nel giro di 10 minuti.
Con gran dolore, anche con la presenza della nonna, i genitori decidono di staccare il macchinario, ma quello che succede è incredibile.

Le parole di Nonna Lisa

“L’unico modo per descrivere ciò che è successo è che questo bellissimo bambino ha sofferto due condizioni traumatiche molto rare e completamente distinte una dall’altra”

Oltre all’iperglicinemia non chetotica infatti, il piccolo ha presentato anche un’emorragia al lobo temporale sinistro.
Le conseguenze dei suo caso, lo avrebbero portato ad avere problemi neurologici molto gravi: per tutta la vita avrebbe avuto dei nervi che avrebbero funzionato al massimo come quelli di bambini di 2 o 3 mesi.

“Non eravamo pronti a dire addio a Karson, ma siamo dovuti venire a patti con l’inevitabile. Ci hanno detto che si trattava di 10 minuti e che da solo non avrebbe respirato, quindi di aspettarci che gli si fermasse il cuore entro quei 10 minuti”

Poi continua il racconto:

“Ha iniziato subito a respirare da solo una volta staccato il respiratore. Battito e ossigeno erano stabili. Ora, 5 ore dopo, siamo qui con questo bambino miracolato che ci hanno detto non avrebbe respirato né deglutito, e che non sarebbe sopravvissuto. Invece lui respira da solo”

Concludendo:

“Non so perché pensassi che non fossimo degni di un miracolo… e non so neppure per quanto tempo lo avremo con noi. Ma ora è con noi e ci prenderemo tutto”

“Ogni giorno prego e proprio quando penso che Dio abbia finito, subito mi ricordo che invece non è così… non ho parole per la mia gratitudine e pregherò Dio finché vivrò per aver dato a Karson la sua vita”

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