Un racconto che sembra essere fantascienza: un ragazzo paralizzato per 12 anni torna a vivere e racconta tutto ciò che ha vissuto in quegli anni nel letto.

L’inizio della sofferenza

Martin Pistorius, era un bambino sudafricano. Un giorno come tanti, tornando da scuola, avverte un fortissimo mal di gola.
I medici danno subito una prima e approssimativa diagnosi: meningite da criptococco.
Ma lo stato di salute del ragazzo, che all’epoca aveva solamente 12 anni, inizia progressivamente a peggiorare. Martin non riesce più a camminare, tutto il suo corpo inizia a debilitarsi.

“Resterà per sempre col cervello di un bambino di tre anni, prendetevi cura di lui finché non morirà”

Queste le parole che i medici avevano rivolto a Joan e Rodney, i genitori del ragazzo.
La vita della coppia cambia completamente, iniziano a badare al loro figlio giorno e notte.

“Gli davamo da mangiare, lo mettevamo a letto e io mettevo la sveglia ogni due ore per girarlo dall’altro lato in modo che non subisse piaghe da decubito”

Ma come vedremo, tutto questo affetto, tutto questo amore non è stato sprecato.

Le sue parole

Dopo anni di terapie che sembravano inutili, Martin torna cosciente. Non può muoversi ma avverte e vede tutto ciò che viene detto o che passa vicino al suo letto.

“Mi sono risvegliato e ho cominciato a essere cosciente di ogni cosa che mi veniva fatta o detta, ma per gli altri non esistevo quasi più. Mi trovavo in un luogo molto buio”

Il ragazzo era cosciente, ma impossibilitato a muoversi, è stato per parecchio tempo creduto in coma.
Ma non è l’unico caso, ci sono vari casi in cui una persona che sembra in coma, è in realtà cosciente, ma non riesce a muovere i muscoli volontari.

Con tutto questo tempo solo con sé stesso, Martin ha avuto parecchio tempo per pensare, ogni giorno sorgevano dubbi

“Passerò il resto della mia vita così? Verrò salvato? Qualcuno potrà mostrarmi ancora tenerezza e amore?”

Il ragazzo era cosciente di ogni cosa:
“Ricordo perfettamente di essermi reso conto dell’elezione di Mandela a Presidente del Sudafrica nel 1994, della morte di Lady Diana nel 1997 e dell’11 settembre, ma non riuscivo a comunicare con gli altri”

E aggiunge:
“Diventavo sempre più cosciente della disperazione e del dolore di mia madre, ora riuscivo a comprenderla”

Ma ecco che arriva il lieto fine…
Grazie alla terapia, Martin migliora, il suo corpo inizia a cambiare, reagisce ai test, con i suoi occhi riesce a seguire gli oggetti. Enormi passi avanti che hanno riavviato le prime comunicazioni tra il ragazzo e i suoi genitori.
Ora Martin ha 39 anni, vive in sedia a rotelle e parla attraverso un programma.
Ma tutto ciò non l’ha fermato: ha una sua azienda di Web Design e si è anche sposato.
Joanna, sua moglie, afferma:

“Ok, è su una sedia a rotelle e può parlare solo attraverso un programma al computer. Ma io questo ragazzo semplicemente lo amo”

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