Torna a far discutere il caso riguardante Roberta Ragusa a causa delle esclusive parole di Antonio Logli che, intervistato, si giudica ancora una volta innocente.
Il caso Roberta Ragusa
Il caso risale all’ormai lontano gennaio 2012. Dopo poco più di 10 anni e dopo una condanna per omicidio, il corpo della vittima non è ancora stato ritrovato.
All’epoca la donna aveva 44 anni. Dopo la sua scomparsa, è stato proprio il marito a denunciare la scomparsa, anche se poi, è stato lui stesso ad esser condannato a 20 anni di reclusione per omicidio e occultamento di cadavere.
Ora però, Antonio Logli che si è sempre professato innocente, non sta risparmiando giudizi anche per quanto riguarda Loris Gozi, il testimone che aveva visto lui e Roberta litigare la notte della scomparsa:
“Gozi più di una volta ha detto: ‘Sono una pedina nelle mani della Procura […] Questa è l’Italia”
Così, con questa presunta confessione di Loris, tenta di screditare le parole di un testimone del processo.
Le parole di Antonio Logli
Nella trasmissione Quarto Grado è stato ospite proprio Antonio Logli, al momento recluso nella casa circondariale di Massa. In una recente ed esclusiva intervista, Logli si professa ancora una volta innocente, non solo, rifiuta anche l’idea che Roberta Ragusa sia morta:
“Non ho mai parlato male di Roberta perché la madre dei miei figli e mai lo farò perché la rispetto. Ho paura sia segregata da qualche parte. A me è piaciuta tantissimo, sia come persona che come donna e fino a quando non abbiamo avuto i ragazzi è andato tutto liscio”
Insomma, secondo quanto emerso, non ci sarebbero stati problemi inizialmente per loro, poi le cose sono cambiate. Ma a chi prova ad insinuare che ci sia stato sotto un movente per gelosia, lui smentisce:
“Non sono mai stato geloso. La lasciavo uscire tutte le volte che voleva”
Ancora più convinto della sua innocenza poi, conclude con questa sentenza:
“Non ho mai avuto problemi con la giustizia. Non ho mai preso una multa […] non ho mai fatto nulla di male. Spero che domani ci sia una ricompensa a quello che ho fatto”